BOV FINT e VLURD
Ad Offida il Carnevale è una vera festa collettiva che si articola in due momenti dedicati al “Bove Finto” e ai “Velurd”, riti antichi, quasi bacchici di liberazione. Il “Bove Finto” che si svolge il venerdi prima di carnevale è una specie di corrida che porta lo scompiglio per i vicoli del paese mentre i “Velurd”, sono fasci di canne ardenti e portati a spalla dagli offidani e vengono accesi alle 19.00
del giorno di carnevale.
lu bov fint
Le storie locali dicono poco sulle origini di questa manifestazione,
quel che è certo si tratta della rappresentazione di un'antica usanza finalizzata ad allietare le mense dei poveri, consistente nel mettere a disposizione la carne di un bue cacciato e mattato. Fatto sta che quel
ludus tauri, gioco del toro, tanto amato dall’antica Italia, era praticato
anche ad Offida, come testimoniato dagli antichi registri contabili
della città di Fermo e risalenti al 1445-1460, dai quali si evince
con chiarezza dell’acquisto di uno steccato per il bove.
E' certo che fino al 1819 il bue era vero come attestato da alcuni testi.
La tradizione del " bov fint " questa volta non più vero ma finto,
data già come “consuetudine” rintracciata nel Diario di Michele Angelini datato 4 febbraio 1887 che dice: “Prendono una scala di 5 o 6 piuoli,
mettonvi degli archetti e ricopron tutto d’una coperta bianca;
è il corpo del bue: all’un de’ capi mettono una testa di bue dipinta
ed un paio di corna; all’altro capo una coda; un uomo si mette
sulle spalle la scala e il bue è fatto. Otto o dieci poi, vestiti di rosso,
con in mano canne a cui han fissati fazzoletti pure rossi gli fan la caccia urlando e fischiando, i bimbi corrono dietro e il bue va correndo somministrando cornate da ogni banda”. mentre molti anni dopo e precisamente nel periodo postbellico, la caccia al bove finto,
questa volta con un bove di legno e corna vere, veniva
organizzata dall' Opera Nazionale Dopolavoro
e i principali fautori di quell'epoca furono:
Arturo Ciabattoni, Tommaso Laudadio, Angelo Benfaremo e Mario Casali.
Nelle prime ore del pomeriggio (14,15 - 14,30), una sagoma di bove, costituita da un'intelaiatura di legno, rivestita da un telo bianco e sostenuta da 2 uomini (uno sotto e l'altro a fianco) inizia a correre partendo dai cappuccini, (zona alta del paese) precisamente dalla casa del Falco (Giancarlo Laudadio) proseguendo per le vie del paese, seguita da una moltitudine di giovani e giovanissimi, vestiti chi da torero e chi con il classico Guazzarò. Lungo il percorso, ci sono posti di ristoro ove si può mangiare e bere. Dopo aver girato per tutte le vie, verso sera, in Piazza del Popolo il bove viene "matato" in una colonna del Palazzo Comunale e portato via al canto di addio Ninetta addio.
la locandina
il percorso e le
tappe
Durante tutta la giornata del bov fint, c'è un percorso che il bove segue e ogni tanto, lungo il percorso, ci sono dei punti di ristoro (chiamate tappe) dove chi vuole, può bere e mangiare gratis.
il trasporto...
il bove viene prelevato verso le 14,00 nella sede della Pro Loco. Dal 2018 il bove viene trasportato a spalla fino alla partenza.
la corrida
Verso le 17.00 viene organizzata una corrida e tutti si allargano per lasciare spazio ai toreri.
il bovetto
il bov fint dell'asilo, elementari e medie
Il bove " piccoletto " è nato nel 1980, in seguito ad una mascherata fatta l'anno precedente il giovedi grasso. All'inizio, nacque per i ragazzini che non potevano partecipare il pomeriggio, in seguito, invece, come scappatoia alla bolgia pomeridiana. Nel 1980 la direttrice era Estella Cinti e fu lei che diede il via a questa manifestazione. All'inizio, il bovetto era tutto di legno, ma oltre ad essere pericoloso, era estremamente fragile; così il responsabile amministrativo Pacifico Massaroni, con la collaborazione dell'artigiano Antonio Mestichelli, idearono il " bovetto " tutto in alluminio e interamente ricoperto di gommapiuma, per proteggere i ragazzi delle elementari e delle medie ( il bovetto x i bambini dell'asilo è ancora piu piccolo), E' necessario ricordare che il "muso" è opera dello scultore offidano
Aldo Sergiacomi.
l'uccisione
Non esiste un orario ben preciso per uccidere (matare) il bove, diciamo all'imbrunire, verso le 18.30/19.00, il bove muore facendolo toccare una colonna del palazzo comunale, dove c'è un anello che prima veniva usato per uccidere i tori veri.
il giro finale
Dopo averlo ucciso, e coperto con un fazzoletto rosso sul muso, il BOVE viene portato in giro per il paese al canto di addio ninetta addio, seguendo sempre lo stesso percorso, partendo da Piazza del Popolo proseguendo per il Corso Serpente Aureo, Piazza della Libertร , Via Garibaldi, Via del merletto, Piazza Vallorani e ritorno in Piazza del Popolo.
i vlurd
STORIA dei "VLURD"
VLURD è una locuzione dialettale derivante dal vocabolo BIGURDO,
BIGORDO o BEGORDO con cui nel medioevo, si indicava una giostra cavalleresca,
che, in occasione di importanti festeggiamenti, si svolgeva nelle strade dei castelli.
Il nome dato alla giostra era BEHORT' in francese o BEHURT' in tedesco.
Al calar della sera, poi, la manifestazione era illuminata dalle fiamme dei
fasci di canne accesi, che, in senso traslato, vennero chiamati con lo
stesso nome dato alla giostra. Nel linguaggio moderno, col nome di
BAGORDO è sinonimo di gozzoviglia,baldoria, con cui si concludevano,
quasi sempre, quelle manifestazioni paesane.
La consuetudine di accendere e di portare i VLURD, per le vie di Offida,
nella sera del martedì di Carnevale è documentata
fin dal 1814 da un avviso della podesteria di
Offida che dice (2/2/1814):
1°- Il clamore notturno non potrà essere progredito oltre
le ore 2 di notte; scorso questo periodo ciascuno dovrà
restituirsi alle proprie famiglie, senza perturbare
la pubblica e privata quiete;
2° - Le fiaccole non potranno essere dell'altezza che di
3 braccia, e sarà vietato appiccare il fuoco
alle porte degli abitanti.
Il carnevale si conclude alle ore 19.00 del martedì grasso, con l'accensione e
la sfilata dei Vlurd, festa di singolare originalità e dotata di una forma di fascinosa bellezza, in uno scenario dal suggestivo aspetto medievale, che
la nostra città ancora possiede nei suoi principali monumenti e palazzi antichi. Centinaia di uomini e donne mascherati, con lunghi fasci di canne accesi sulle spalle , in fila indiana, sfilano per un percorso "obbligato" che attraversa le vie principali della città. Tutto sembra uno strisciante serpente fiammeggiante, che inondando la piazza principale formando un grosso
falò attorno al quale continua la festa con balli e girotondi. Quando il
fuoco pagano che incendia la piazza con il rito bacchico dei "Vlurd"
si spegne, torna sovrano il silenzio, foriero di pace quaresimale.